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la maturità di una persona si misura dal coraggio che ha di fare delle scelte chiare, consapevoli e alla luce del giorno. quante bugie circolano tra di noi e le nostre storie. bugie sentimentali, lavorative, creative… tutto per difendere se stessi. tutto per spirito di sopravvivenza. tutto per non morire… come se prima o poi non succederà. quant’é dolce una verità brutta rispetto ad una bugia bella. la prima attacca. la seconda stacca. la prima lega. la seconda allontana. la prima non perde nessuno. la seconda disperde tutti. tutti quelli che pensavi restassero per sempre. . .

i bravi – Alberto zuccalà

Pubblicato: 20 Maggio 2014 in Senza categoria

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nessuno lo verifica sulle cose della vita. sui doveri “istituzionali” qualcuno, e sei hai fortuna,te lo dice che sei bravo. ma sui sogni che hai? chi te lo scrive? chi si affianca? chi ti aspetta?
nella vita la differenza la fa solo la compagnia con cui cammini: il resto é inessenziale e forse inopportuno.
mi domando “chi è il bravo?”. taccio e cerco le risposte tra chi, non lo è e per quella pelle mi chiedo: ” e perché tu, bravo, non sei considerato ?”

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é più di un anno che sono in questa città. ieri disegnavo questo corpo e pensavo al volto caratteristico delle persone che incontriamo: hanno quel particolare che le rende carne indimenticabile anche in quelle volte in cui sarebbe da dimenticare. il tuo volto dov’é?  il volto che coincide con la tua felicità che nome porta? questo basta. questo è amore. fanno di tutto per cancellarlo dai tuoi desideri impegnandoti il sangue, le giornate, il tempo. i nuovi faraoni hanno il volto dei potenti.

il macello – Alberto Zuccalà

Pubblicato: 5 Maggio 2014 in Senza categoria

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un’arma, un luogo e un nome. sembrano gli ingredienti di una storia d’amore e invece si tratta di cluedo, il gioco di società.
durante l’università, le notti ci rubavano il sonno, ma lentamente costruivano amicizie indelebili. poi ho cambiato città, ingredienti di occhi e treni. . . e ho ritrovato anche qui lo stesso gioco: una stanza, un luogo e un nome. . . ma di carne, come un macellaio, che sceglie la carne migliore delle vite degli altri per venderle al bancone della mediocrità.

lettera aperta – Alberto zuccalà

Pubblicato: 9 febbraio 2014 in Senza categoria

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Quando navigo la profondità di certi pensieri mi sembra di stare su un tappeto volante. Attraverso mondi fantastici che mi riportano sempre alla gente perché nessuna di loro, mai, é andata via realmente da me.
Poche volte ho allontanato le persone, ma soltanto perché non mi subissero e non le subissi. Segretamente posso confidare che nessuna é passata oltre senza restare. Mai.
Vorrei che le persone non si dimenticassero di me.
Fosse anche soltanto per noia.

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L’occhio vede solo una parte della bellezza bruciarmi accanto.
Il resto si consuma al di là della mia percezione. Non resta. Anche se vorrei. E lo vorrei per sempre.

nasco – Alberto zuccala

Pubblicato: 2 febbraio 2014 in Senza categoria

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Quando sono nato non pensavo a niente. Mi godevo la vita come veniva, senza grandi domande, ed ero felice. Quando cadevo piangevo e non me ne vergognavo.
Ho la sensazione di essere cambiato troppo. Oggi, proprio in questo momento, che grande non sono.

leggera e sottile- Alberto zuccalà

Pubblicato: 1 febbraio 2014 in Senza categoria

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I problemi sono la promessa che la vita ha un tocco sulla tua, ma in realtà é leggera e sottile, come un filo bianco in cui passa la musica.
Mi parlano tutte le cose, ed io resto ad ascoltare, per imparare come si vive, perché a mi basta essere pronto per l’ultimo giorno. Il resto finisce, l’ultimo resta.

giorno consumato- Alberto zuccalà

Pubblicato: 31 gennaio 2014 in Senza categoria

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Qualche volta viene strano accorgersi di qualcosa in cui credevi e dai cui le distrazioni hanno distratto te efficacemente.
La sensazione é quella di un tesoro che avevi nascosto.
Quanto mondo tira verso le sue seduzioni da cui non esiste ritorno. Vorrei almeno un’unghia di tutta quella gioia che attendevo e mi faceva vivere tra la scrittura e l’attesa di un sorriso per sempre.

Immagineero intento a guardare la notte,e sopraggiunse un pensiero per me che mi diceva che la gente in fondo non si conosce abbastanza e tra questa via è quella del potere sceglie quella del potere perchè l’arrivismo eccita di più.

poi l’arrivismo muore insieme alla persona che l’ha pensato.

ph Luciapia Farina

I treni respirano ancora ed io mi trovo al confine dell’italia. 
E’ lunga la strada da qui. 
L’europa che mi sembrava irragiungibile e che adesso ho con me, ad un passo e un giglio bianco ululato.
Non singhiozzare sogno mio.
Taci. E ascoltami ancora.

Da qui – Alberto Zuccalà

Pubblicato: 24 settembre 2012 in Senza categoria

T’immagino passeggiare per queste strade. Vedere le finestre dei balconi, senza chiederti che ora si sia fatta intorno a te. Prendere il viale della stazione e credere. Credere che la vita non sia fatta solo di momenti belli solo passati, ma sia capace di crearne di nuovi. All’imporovviso. E proprio quando tu non vuoi. Non vuoi più.

Borgo antico – Alberto Zuccalà

Pubblicato: 17 settembre 2012 in Senza categoria

Arrivi e non conosci nessuno e dopo dieci mesi hai più del tuo solo cuore con cui ti accompagnavi il primo giorno.
Alla fine le strade diventano tante per tutti. Chi parte per Tampere, chi per il nord, chi per l’ultimo esame… eppure c’è un momento, c’è un solo momento in cui tutto è benedetto. E’ coincidente. E’ eterno.
Saremo scarpe lontane. Su marciapiedi asfaltati da foglie diverse, ma in questo modo, i confini che ci apparterrano non sapranno mai di orizzonti ristretti. Mai.

Fino alle tre – Alberto Zuccalà

Pubblicato: 17 settembre 2012 in Senza categoria

La mia dipendenza è nella siringa della notte.
Nessuno mi può cercare se non gli occhi che restano svegli con i miei.
Le solitudini si cercano sempre prima di abbandonarsi nei letti.
Parlano tra loro, come gli amanti, nel segreto del buio che cancella ogni cosa.
Le solitudini nessuno le ascolta. Parlano a lungo, in una sola voce, e restano tra loro dipendenti, come la sabbia del mare dalle alte e basse maree.
Sniffarei lo zucchero a velo, come fanno gli angeli per far finta di morire. Eppure taccio, per respirare la matematica, di tutte quelle volte che continuo a sbagliare e non so parlare agli altri d’amore.

Che bello sentirla cantare!

Si sentì di dire così alla fine della strada. Era vicino al palo della luce gialla.

Ripensò alla gonna marrone che Serena indossava.

Trovata dal vento senza violenza.

Guardava le macchine passare e nessuna di loro parlava. Nessuna.

Era lì la stagione dell’amore?